martedì 22 giugno 2010

Vivissimi e reiterati applausi!

«Ma poi, o signori, quali farfalle andiamo a cercare sotto l’arco di Tito? Ebbene, dichiaro qui, al cospetto di questa
Assemblea e al cospetto di tutto il popolo italiano, che io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di
tutto quanto è avvenuto. (Vivissimi e reiterati applausi — Molte voci: Tutti con voi! Tutti con voi!) Se le frasi più o
meno storpiate bastano per impiccare un uomo, fuori il palo e fuori la corda; se il fascismo non è stato che olio di
ricino e manganello, e non invece una passione superba della migliore gioventù italiana, a me la colpa! (Applausi).
Se il fascismo è stato un’associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere! (Vivissimi e
prolungati applausi — Molte voci: Tutti con voi!)»
Benito MUSSOLINI, Discorso del 3 gennaio 1925
(da Atti Parlamentari – Camera dei Deputati – Legislatura XXVII – 1a sessione – Discussioni – Tornata del 3 gennaio 1925
Dichiarazioni del Presidente del Consiglio)
Vivissimi e reiterati applausi anche al Ministero della Pubblica Istruzione. Che, evidentemente, non ha trovato nessun vero statista italiano oltre Mussolini. Ah, dimenticavo, qualcuno di buonsenso (non gli "impiegati" del Ministero, please) potrebbe spiegarmi che c'entra con il rapporto tra giovani e politici l'assunzione di responsabilità di un omicidio?

mercoledì 16 giugno 2010

Ora si faccia pulizia. Seria.

Cesa sospende Cintola "Lo cacceremo dal partito"
Al di là dell'accertamento dei fatti, che ci auguriamo avvenga al più presto - afferma Cesa in una nota - la condotta morale tenuta da Salvatore Cintola, che già da tempo con le sue scelte politiche si era di fatto collocato fuori dall'Udc, appare incompatibile con i valori dell'Unione di Centro e rende improponibile la sua permanenza nel nostro partito.

Come si vede da questa vicenda - conclude Cesa - facciamo bene a difendere la possibilità dei magistrati, in collaborazione con le forze di polizia, di avvalersi delle intercettazioni, che sono uno strumento fondamentale per la lotta alla criminalità.

Parole sante quelle di Cesa, finalmente qualcuno ha avuto il coraggio di pronunciarle. Ora si faccia pulizia. Seria.

Se davvero si vuole costruire un nuovo partito e se davvero si vuole cominciare a fare una nuova politica che abbia come unico interesse il bene della Nazione allora è giunto il momento di smettere di auto assolversi e di difendere l’indifendibile e di essere uomini e donne con la schiena dritta che sanno pronunciare coraggiosi e chiarissimi “no” che hanno il coraggio di decisioni limpide e forti. Forse si perderà qualche voto del ras di turno, ma si guadagnerà certamente in credibilità e forse il voto di tutti quei liberi, forti e giusti che in questo momento attendono una nuova possibilità di tornare a fare politica, di tornare a servire il Paese.

Update/1: Fantastico Adriano Frinchi su Estremo Centro Sicilia.

martedì 15 giugno 2010

I understand HOW, I don’t understand WHY

Se io, Giuseppe Portonera, studente, dico a mia madre che per cena voglio un panino al salame e non al prosciutto o se confesso di essermi innamorato, voglio che questo resti privato. Tra me, semplice cittadino, e il mio interlocutore, stop. Ma se per caso (per assurdo) io non fossi più io, ma un onorevole deputato della Repubblica e dovessi essere intercettato mentre discorro amichevolmente con un noto boss locale o mentre stipulo alleanze e contratti assai torbidi con importanti pezzi del mondo affaristico, quella discussione non può più restare privata. Perché io non sono deputato al Parlamento per rappresentare me stesso e i miei intrallazzi, ma perché rappresento gli interessi della mia gente. Non appena instauro questo rapporto intersoggettivo tra me e i miei elettori, allora non posso avere più segreti: deve essere un mio irrinunciabile compito garantire la massima trasparenza del mio modo di agire. A quel punto, di cosa dovrei aver timore?
I Giovani Udc Lentini, con un articolo di Giuseppe Portonera, sbarcano sul sito di Casini.

venerdì 11 giugno 2010

Without words

Per esprimere al meglio quanto grande sia la mia disillusione e demotivazione a seguito dell’approvazione del disegno di legge sulle intercettazioni, voglio raccontarvi la mia settimana in tre momenti.

Primo momento. Sabato scorso ho firmato, in una libreria Feltrinelli, l’appello contro la “legge bavaglio”. L’ho fatto, da moderato, in un luogo storicamente di sinistra perché, lo dico chiaramente, questa legge mi fa orrore. E non lo dico per partito preso o perché antiberlusconiano: lo dico da semplice cittadino di uno Stato liberale, consapevole che una legge tale, seppure con lo scopo dichiarato di difendere il diritto alla privacy di ciascuno di noi (?), finirebbe solo per renderci tutti meno liberi, privati della possibilità di conoscere per tempo gli scandali e le illegalità di cui si macchiano i nostri potenti. Lo dico da ragazzo sedicenne che ha ancora voglia di credere che un’Italia migliore sia ancora possibile, dove il popolo possa riscoprire l’entusiasmo per i propri amministratori, senza però perdere la possibilità di poterli controllare anche dopo averli votati. Lo dico, lo scrivo, ma mi ritrovo con una delusione amara.

Secondo momento. Fino a mercoledì scorso, riponevo ancora molte speranze nel cosiddetto gruppo dei finiani, specie dopo l’annuncio del voto di fiducia. Ero convinto, sotto sotto, che il gruppo di Gianfranco Fini avrebbe lottato fino alla fine e che, visti le decine di appelli alla legalità e all’onesta, si sarebbe rifiutato di votare una porcheria simile. E invece, anche adesso, mi ritrovo con un palmo di becco. Unica consolazione: sapere che il braccio intellettuale di Fini (Fare Futuro) e un deputato mio conterraneo che stimo molto (Fabio Granata) hanno ammesso che questa legge non può proprio essere digerita. Almeno loro. Altra consolazione (e motivo d’orgoglio)? Le parole del presidente Casini (“questa legge non mi piace”) e l’annuncio del voto contrario dell’Udc. Spero almeno che questa vicenda possa essere la pietra tombale sulla possibilità di riaccendere i rapporti con il Centro destra: almeno con questo Centro destra a trazione berlusconian-leghista.

Terzo momento. Oggi. Ho una specie di senso di vuoto. Stamattina sono uscito a comprare il giornale e, come ogni venerdì, ho preso La Repubblica: sono stato qualche secondo a fissare la sua copertina bianca. Il “semplice” post-it giallo era più eloquente di qualsiasi editoriale, commento o appello. La frase “la legge bavaglio nega il diritto di essere informati” mi si è scolpita in mente e nel cuore e, sebbene inizialmente mi abbia fatto constatare quanto fossimo scesi in basso, mi ha poi fatto capire che ora è il nostro turno. Il turno di ogni semplice cittadino, sia esso di destra, di centro, di sinistra o anarchico. Purché abbia come propria stella polare la legalità e il rispetto delle regole. Sono tornato a casa, ho acceso il computer e ho fatto tutto quello che era in mio potere: cambiando la foto e lo stato personale del mio Facebook e scrivendo questo pezzo. Ho esercitato, nel mio piccolo, il diritto ad oppormi a una legge che non condivido e che rigetto. Finché posso ancora farlo.