Siamo sempre più scomodi noi cattolici. In realtà lo siamo molto nei due grandi partiti dello schieramento politico italiano: nel Pdl siamo visti come utili e interessanti suppellettili, mentre nel Pd ormai c'è un diffuso senso di insofferenza nei nostri confronti. Fortuna che esiste l'Udc. O almeno così scrive stamattina Massimo Franco sul Corsera, e gli fanno eco tutte le tensioni di questi giorni: Dorina Bianchi è uscita dal Partito Democratico per aderire (o meglio tornare) nell'Unione di Centro e con ogni probabilità sarà seguita a ruota da molti altri scontenti, in primis il gruppo dei Teodem e l'ex rutelliano Renzo Lusetti, che potrebbero formalizzare il proprio passaggio già nei prossimi giorni. Enzo Carra, deputato teodem con una lunga storia nella Dc prima e nella Margherita poi, ha aperto, ad esempio, sul proprio blog una corrispondenza con il presidente della Costituente di Centro Savino Pezzotta, circa la necessità di ripensare la formula dell'impegno politico dei cattolici italiani: è giusto rimanere divisi tra tutti gli schieramenti o è meglio ritrovarsi in un grande partito di centro di ispirazione cristiana? L'idea del nostro presidente è chiara e sembra che anche Carra vi converga: "la nostra buona volontà è stata confusa con acquiescenza a una linea sempre più neolaicista". Anche sul versante del Centrodestra la situazione non è delle migliori: i cattoberluscones sono sempre più in sofferenza, specie a causa dell'affaire Boffo, rivelatosi tutto una montatura colossale, e per le continue sparate leghiste, ultima quella diretta al cardinale Tettamanzi. La reazione del mondo cattolico non si è fatta attendere: l'Avvenire (che con il nuovo direttore Tarquini ha assunto una linea più nettamente antiberlusconiana) ha parlato di "battaglia para-religiosa e di slogan indegni senza verità" e Gian Maria Vian si è detto preoccupato e ha ricordato che così "il messaggio cattolico è a rischio". Ma qual è, allora, il posto dei cattolici in politica? Con la fine della Democrazia Cristiana, il ruinismo era riuscito a trovare una risposta soddisfacente a quel momento di crisi, ma ora è sotto gli occhi di tutti che la strada della divisione ha portato solo alla debolezza e all'insignificanza dei cattolici. Ecco perché bisogna proporre una nuova formula per i cristiano democratici: non più dell'unità assoluta, ma neanche della frammentazione controproducente. Riproporre una formula, quindi, che si ricolleghi al progetto del primo Partito Popolare sturziano: serve un nuovo Appello ai liberi e forti. Non un partito cattolico, ma di cattolici, che riesca ad accogliere anche i laici più ragionevoli e che possa rappresentare al meglio le tendenze liberali e moderate del panorama politico cattolico. E' questa la vera sfida della pluralità e della molteplicità, non quella portata avanti dal Pd, di cui ci parla Franco Monaco su l'Unità di oggi. Forse lo era nelle intenzione, ma non certo nell'attuazione. Come si può parlare di posizione prevalente e libertà di coscienza e poi minacciare l'espulsione se qualcuno si permette di votare liberamente? D'altro canto è inutile continuare a tergiversare, quando la situazione è chiara agli occhi di tutti: non ci si può fare ingannare da alcuni specchietti per le allodole, scelti tra ex popolari come Rosy Bindi e Enrico Letta. Proprio Letta, devo dire la verità, mi ha molto deluso. Qualche giorno fa ho finito di leggere il suo ultimo libro, "Costruire una Cattedrale". Bello, molto bello, intenso, forte, realista. Una sola cosa non ho capito: ma me lo spiegate che senso ha scrivere centinaia di pagine sulla necessità di costruire un Centro forte che possa allearsi con una nuova Sinistra non a trazione dipietrista, perché l'elettorato è tripolare e non bipolare e poi accontentarsi di fare il secondo di Pier Lenin Bersani? Certo, ammetto che probabilmente una parte di responsabilità forse ce l'abbiamo anche noi dell'Udc, che non siamo riusciti a offrire una garanzia di futuro concreto al giovane Letta, ma ora che il nostro progetto si è dimostrato stabile e destinato a crescere ancora, spero che ci ripensi, visto che il nostro nuovo partito ha bisogno di gente e di intelligenze come lui. Anche perché mi sa che l'unica alternativa concreta al berlusconismo possa venire da noi e dal nostro progetto di ragionevolezza e coraggio. Perché come ripeteva il grande Alcide De Gasperi "solo se uniti saremo forti, solo se forti saremo liberi".
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