mercoledì 23 dicembre 2009

Per le regionali costruiamo una casa dei moderati

Le elezioni regionali si avvicinano ormai. Siamo già entrati in pieno clima pre elettorale e le varie candidature sono già state scelte: tra le più attese, è stata confermata la piena sudditanza del Pdl alla Lega, che conquista Veneto e Piemonte, scalzando rispettivamente gli azzurri Galan e Crosetto. In Lazio è invece l'occasione di Renata Polveriri, Ugl, vicina agli ex An, mentre aperte restano le partite in Puglia e in Campania. E aperta resta ancora la partita dell'Udc e di Alleanza per l'Italia, che non sembrano essersi ancora messi d'accordo su come muoversi. Unico dato certo il fatto che Api o correrà con il proprio simbolo in alleanza con noi, oppure inserirà direttamente suoi candidati nelle nostre liste. Ottima notizia, anche perché questo potrebbe essere veramente il banco di prova per testare la resistenza e la forza reale del nostro progetto. Perché però tutto possa riuscire nel migliore dei modi, è necessario che non si commettano errori tattici o politici: se vogliamo davvero svecchiarci e presentarci come il nuovo, dobbiamo essere disposti a mettere in gioco tutto. A cominciare dal nostro simbolo. A livello regionale noi dell'Udc abbiamo sempre reso bene, meglio rispetto alle competizioni nazionali e gli ultimi sondaggi sono dalla nostra parte: secondo il Liberale, infatti, un terzo polo centrista e moderato supererebbe il 10 per cento in molte regioni e a livello nazionale raggiungerebbe il 9,5 per cento dei consensi. Ma questa è una stima basata solo sulla somma dei voti di Udc e Api. Una casa dei moderati veramente nuova potrebbe tranquillamente inglobare anche la miriade di partiti regionali, spesso di ispirazione cristiana o liberale: penso a IO SUD della Poli Bortone, ai MODERATI PER IL PIEMONTE di Portas, alla SVP, allo stesso MPA di Raffaele Lombardo, con cui Rutelli in questi giorni sta avendo più di un abboccamento, e ai vari gruppi popolari della Basilicata. Senza contare il fatto che si potrebbero coinvolgere anche il PRI di La Malfa, il PLI di De Luca, i LIBERALDEMOCRATICI e il PSDI. Una coalizione moderata inedita, che diventerebbe la base, poi, per il completamento del progetto della Costituente di Centro. In fondo, è questa la struttura futura che ci vogliamo dare: non centralisti e romano centrici, ma federali e aperti alla collaborazione con le varie autonomie regionali, vere espressioni del territorio. Invece di preoccuparci se appoggiare questo o quel candidato, i nostri dirigenti potrebbero ripartire da questo...

2 commenti:

  1. Per anni mi sono interrogato sul perchè in Italia, sia durante il periodo della Prima Repubblica( che ho potuto capire solo attraverso le analisi giornalistiche posteriori) che della Seconda (che invece ho vissuto nella cronaca quotidiana) esistessero così tanti partiti moderati, cristiani, liberali...di centro: PLI, PRI, PSDI.. che poi sono diventati: Rinnovamento italiano, Democrazia Europea, Patto liberale ecc ecc...Mi chiedevo perchè tutti questi partiti stessero divisi,accettando di fatto di contare nulla nel panorama politico, invece che riunirsi e condividere un progetto politico comune. Presto mi resi conto che ragionavo con una logica ingenua, che non conosceva bene la politica italiana: in realtà questi partitini esistevano solo in virtù della loro capacità di ricattare le maggiornze, che sappiamo avevano in Italia una vita media di un anno e mezzo. L'interesse di queste forze a preservare la propria autonomia, non era mosso dalla volontà di difendere dei valori, degli ideali irrinunciabili, bensì quello di preservare degli interessi personalistici dei pochi furbetti che ne facevno parte.
    Ora è legittimo sperare, e anch'io spero, che possa crearsi un soggetto di centro determinante nella politica italiana, ma non voglio che questo si formi per sommatoria di partitucoli, che portano certo voti, ma con essi clientele, raccomandazioni, pretese... insomma solo problemi. Anche se alla fine un UDC e API allargata raggiungessero assieme il 9% nazionale, vorrei che il loro consenso fosse basato su un'idea pulita di Paese, altrimenti non saremo tanto diversi da come Berlusconi e i leghisti vogliono dipingerci per annientarci.

    PAULIN

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  2. Caro Paolo, hai perfettamente ragione. Concordo con te nella tua eccellente analisi politica e storica. A volte mi chiedo che se la Democrazia Cristiana fosse stata capace di rinnovarsi e trasformarsi, fondendosi insieme agli alleati più moderati insieme ai quali aveva governato per 50 anni, e ricomponendo di conseguenza il frammentario quadro politico, sarebbe riuscita a sopravvivere a Tangentopoli e forse oggi potremmo avere un Centro forte e moderno, sul modello della CDU tedesca, ad esempio. Chissà! Ma allora si era troppo miopi per riuscire a guardare oltre e ora con il senno del poi possiamo tranquillamente affermare che la volontà a tutti i costi di preservarsi intatti non porta a nulla, se non a una progressiva sparizione. Oggi l'Udc sta tentando di ricomporre la diaspora moderata (non solo quella democristiana). A mio avviso ha già perso due occasioni importanti: le elezioni politiche (dove la Costituente è sfumata in un semplice cambio di nome) e le elezioni europee, quando i nostri dirigenti hanno voluto candidare in larga parte solo le espressioni dell'estabilishment udiccino. Un gran vero peccato. Ora staremo a vedere se le elezioni regionali possano essere quel banco di prova tanto atteso... naturalmente, se si aggregherà sui valori e sui contenuti e non sulla sete di poltrone.
    Grazie e a presto,
    GIUSEPPE

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