Ne sono (quasi) sicuro. Le incrinature nel "grande partito dei moderati" non sono più cose da poco. Dopo l'attacco di ieri di Vittorio Feltri al compagno Gianfranco Fini e quello di oggi da parte di Libero, è chiaro che il presidente della camera non è più gradito all'interno del Pdl. A tal punto che Francesco Cossiga, in un intervista al Tempo, consiglia a Gianfry di dimettersi e di fondare un nuovo partito "radicale", laico e laicista, rompendo così il partito di plastica. Cosa incredibile e impensabile sino a qualche mese fa: il dopo-berlusconi è già iniziato, come ci spiega Alessandro Campi sul Riformista. A questo punto il Governo Berlusconi non sarebbe più così solido. Inoltre un progetto di un partito centrista, sponzorizzato anche dalla Chiesa, fa paura a Silvio, che oltre al voto di Destra perderebbe anche quello moderato, come ci racconta il Times. Ed ecco che nella mischia si torna a fare il nome di Casini, come "interlocutore affidabile per il Governo". Una sua (ri)entrata porterebbe a un rimescolio delle carte e delle cariche. Il pezzo grosso sarebbe un avvicendamento Fini-Buttiglione alla presidenza della Camera. Tra i quotidiani vicini al Pdl è intanto guerra assoluta: berlusconiani (Libero e Giornale) contro Finiani (Il Secolo d'Italia). Accuse a ripetizione, insulti continui e difese a oltranza dei rispettivi leader. Era impossibile far convivere due differenti visioni della politica in un unico amalgama, peggio del Pd. Allora perchè Berlusconi non si sceglie come co-leader del partito Bossi? Lega e Forza Italia erano simili già nel 2006, Bossi e Berlusconi lo sono ancora. Insieme potrebbero fondare (veramente) un partito ultraconservatore e tradizionalista, con qualche venatura xenofoba che va tanto di moda in questo periodo, sul modello, ad esempio, dell'ultra destra europea. Il partito delle due B.
L'equazione "Fini defilato = PdL finito" mi suona leggermente forzata, per usare un eufemismo.
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