lunedì 28 settembre 2009

Fine delle trasmissioni?

Il Giornale ha lanciato una campagna anticanone Rai, avviando una raccolta di firme contro quella che è stata definita la "tassa Santoro". Dal sito internet si può anche scaricare il modulo per richiedere la disdetta dell'abbonamento e "il suggellamento" dell'apparecchio televisivo. Al di là del fatto che la campagna di Feltrusconi sia dettata esclusivamente da motivazioni squisitamente politiche e sia fondata su basi giuridiche effettive, devo dire che mi trova d'accordo. Anche se non sul merito della campagna, dato che la libertà di stampa e di parola deve essere sempre salvaguardata, convengo con il Giornale sulla necessità di ripensare criticamente il pagamento annuale del Canone Rai. Per diversi motivi. Primo fra quali la scarsa, anzi scarsissima qualità verso cui la televisione di stato sta precipitando. Fra le tre reti l'unica a conservare una parvenza di qualità, seppur condizionata fortemente dall'ideologia politica, è Rai Tre. Ma le altre? Sono diventate la più becera, campestre e malriuscita imitazione di Mediaset. Rai 2 è una somma di reality show vergognosi e stomachevoli, salotti con forte rischio di commozione celebrale come quelli condotti dalla D'Eusanio e programmi pseudogenerazionali (vedi X Factor). Per non parlare di Rai Uno: l'unica cosa che funzionava, il TG1, è diventata una fotocopia di Studio Aperto: cagnolini, tette, cronaca nera a bizzeffe e zero politica seria. Puah! Perché non possiamo avere una televisione pubblica seria, come la BBC inglese? Perché i dirigenti amministrativi, invece di svendersi alla concorrenza con la farsa di Tivù, non costruiscono un'alternativa seria a Sky e Mediaset Premium? Io, e lo dico platealmente, sono stanco di pagare il Canone! Non ne posso più di girare la sera alla ricerca disperata di qualcosa di guardabile in televisione e invece vedere sempre e solo repliche di repliche, fiction strampalate e programmi a base di veline che sculettano davanti a una telecamera. Serve una rivoluzione epocale: bisogna sottrarre la Rai agli interessi partitici che l'hanno paralizzata per decenni e affidarla a uomini capaci e competenti, che sappiano creare una televisione pro omnes, che possa soddisfare i gusti di tutti i telespettatori e non solo di quelli che comportano utili pubblicitari e commerciali. Serve un canale di approfondimento, uno di cultura, uno di politica. E poi facciano quello che vogliono: tette, culi, cagnolini, storie commoventi. Tutto. Purché non sia solo quello.

Nessun commento:

Posta un commento