Di seguito il discorso che il nostro coordinatore uscente, Giuseppe Portonera, ha tenuto ieri all'assemblea regionale dei Giovani Udc siciliani.
Cari amici, grazie per avermi dato l’occasione di prendere la parola all’interno di questa splendida giornata. Oggi da tutta la Sicilia i vari gruppi cittadini e provinciali dei Giovani Udc si sono dati appuntamento per decidere del proprio futuro: un futuro ancora tutto da scrivere e in continua evoluzione ogni giorno che passa. Una sfida aperta che tutti noi abbiamo accolto con coraggio e umiltà, per completare un progetto innovativo e straordinario di cui da molto tempo si sente il bisogno. Ho cominciato a fare politica attiva all’interno dell’Udc da circa un anno e mezzo. Da allora ho sempre aspettato con ansia il decollo del progetto della Costituente di Centro, che sfociasse nella nascita di un nuovo partito moderato composto non solo da democristiani, ma che riuscisse a sintetizzare culture simili e a unire uomini con storie diverse. Proprio in questi giorni sembra che quel progetto abbia preso finalmente quota: dopo l’addio di Rutelli, Dellai e Calearo al Pd e lo spostamento a sinistra di questo partito, si sono liberate nuove energie dinamiche che dobbiamo essere pronti a intercettare e a sfruttare. Ma per farlo tutti noi dobbiamo essere pronti a metterci in gioco e essere disposti a fare non uno, ma due passi indietro se questo servirà a farne tre avanti. La bellissima frase di Don Luigi Sturzo che fa da sfondo alla nostra assemblea descrive nel migliore dei modi la nostra missione: il nuovo partito nasce sotto la spinta di emozioni, di sentimenti, di progetti nobili. Non di interessi partitici. È questa la dimostrazione più lampante e evidente che l’Udc, non è la casa degli opportunisti come qualche malinformato vorrebbe fare credere. Qualche tempo fa spulciando i documenti, gli articoli e gli scritti del filosofo Augusto Del Noce, mi è capitato di trovare una sua frase che a mio avviso coglie in pieno le potenzialità e la vera natura del Centro. Egli lo definiva, infatti, fedeltà creatrice. Non vi pare che siano le parole più adatte a descriverci? Solo restando fedeli ai propri principi, infatti, si può essere capaci di innovare veramente. Come si potrebbero spiegare altrimenti i movimenti di questi giorni? L’uscita di Rutelli dal Pd, le parole dell’ex ministro Beppe Pisanu sono solo la punta dell’iceberg: già a livello locale, da mesi il nostro partito ha conosciuto un travaso enorme di amministratori e di politici, come avvenuto ad esempio a Lentini, la mia città, dove il gruppo consiliare è cresciuto grazie all’adesione di quattro nuovi membri. Il segretario Lorenzo Cesa ha ripetuto più volte che questo è frutto del lavoro fatto tra la gente e non nelle sedi di partito. Sono perfettamente d’accordo: è il partito che deve andare tra la gente e non il contrario. Il movimento studentesco StudiCentro, che mi onoro di rappresentare per la provincia di Siracusa, ne è la riprova. Siamo nati da poco, ma siamo già sulla bocca di tutti! Abbiamo partecipato allo sciopero generale indetto dai maggiori sindacati il 9 ottobre scorso e abbiamo portato in piazza centinaia di ragazzi per dimostrare a tutti che moderato non significa opportunista e amante dei compromessi, ma capace di far valere la propria voce forti della propria identità e coscienza. Lo abbiamo fatto anche in occasione della recente sentenza europea sul Crocifisso, che consideriamo non una prova di sana e costruttiva laicità, ma solo l’ultima prova della pavidità dell’Europa e della sua ostinazione a non riconoscere il valore fondante che il Cristianesimo ha avuto nella storia del Vecchio Continente. Abbiamo anche presentato la lista StudiCentro in occasione delle elezioni per il rinnovo della Consulta Provinciale e abbiamo conquistato un risultato straordinario: il 99 per cento dei voti totali. Sono rimasto personalmente positivamente colpito. Non mi aspettavo questo risultato, che è sì un grande onore, ma anche una grande responsabilità. La responsabilità che dovrebbe contraddistinguere ogni azione di un buon politico e amministratore: l’obbligo morale e deontologico di fornire risposte certe alle domande degli elettori e dell’opinione pubblica. Ma perché questo possa accadere è necessario tornare a una legge elettorale che ripristini le preferenze alle elezioni politiche: c’è bisogno di ricreare quel rapporto di fiducia tra elettore e eletto. Il parlamento non può essere scelto da quattro Caligola che selezionano i deputati a secondo della loro prestanza fisica e della loro cieca fedeltà al leaderino di turno! Sono entusiasta del fatto che il nostro partito stia portando avanti queste proposte: come quella per gli aiuti fiscali alle famiglie numerose e soprattutto per la moratoria internazionale sull’aborto in cui crede fermamente il nostro presidente Rocco Buttiglione! Insieme agli amici del mio gruppo, adesso, abbiamo in cantiere una serie di proposte innovative che spero incontreranno anche il vostro favore: in cima alle priorità c’è l’attivazione di una Web Tv che diventi un modo per assicurare la diffusione più ampia alle nostre proposte e alle nostre attività, da coniugare con un uso massiccio e sapiente degli altri mass media. Il momento, secondo me, è propizio anche a livello regionale: Gianfranco Micchichè, infatti, ha dato vita al Pdl Sicilia. La più grande pagliacciata degli ultimi tempi. Sulla falsariga di Raffaele Lombardo, il sottosegretario al CIPE ha proclamato qualche giorno fa la propria volontà di costruire un partito del Sud federato al Pdl nazionale sul modello della Cdu-Csu. Con la nascita del nuovo gruppo, inoltre, gli equilibri della coalizione di centrodestra, già devastata dalle pazzie targate Lombardo, sono ancora più a rischio: con due Pdl (uno lealista, l'altro ribelle) che si fanno la guerra senza esclusione di colpi, un Mpa in mezzo al guado degli scontri intestini all'interno del Pollaio delle Libertà, l'unico partito veramente avvantaggiato da questo momento di smarrimento e di difficoltà è proprio l'Udc. Sembravamo destinati a scomparire dopo le dimissioni del presidente Totò Cuffaro. E invece non è stato così. Lo abbiamo dimostrato anche alle recenti elezioni europee. Nonostante la cacciata dalla giunta regionale abbiamo mantenuto intatti i nostri voti e abbiamo assunto un posto di rilievo nel quadro delle opposizioni al governo Lombardo. E la mossa scissionista e ribelle di ieri giunge nel momento migliore. La spaccatura del Pdl è stata talmente plateale da indebolirlo fortemente, minandone la rete di potere e la struttura di controllo. I lealisti non resteranno con le mani in mano e cercheranno nuove strade, se Alfano e Schifani non saranno in grado di dare risposte concrete subito. A quel punto i movimenti messi in atto sbloccheranno il blocco del voto moderato e noi centristi saremo pronti a offrire un riparo sicuro a quei delusi. Dopo di che la ripercussione su scala nazionale è scontata. Dobbiamo forse dimenticare che ciò che succede in Sicilia è sempre l'anticamera degli scenari politici italiani? Dove è nato il primo centrosinistra e dove si è avvertito per la prima volta il crollo della Democrazia Cristiana? Ha ragione Debora Serracchiani: se il Pdl crolla qui, l'impero berlusconiano è davvero finito. Ed è per questo che noi dobbiamo essere pronti fin da ora. Vedete, sono del parere che il Partito della Nazione non debba nascere per diventare un contrappeso alla Lega e sperare solo di sostituirlo al Governo. Non dobbiamo essere alternativi a Bossi, dobbiamo esserlo a Berlusconi! È l’elettorato moderato-conservatore, che magari vota senza passione e con disillusione il centrodestra solo perché ha paura della Sinistra, che dobbiamo conquistare ed ereditare. Sarò ingordo o eccessivo, ma il 14 per cento che il presidente Casini ha auspicato deve essere solo un punto d’inizio. L’arrivo deve essere una percentuale molto più alta e consistente! Quest’oggi è solo l’inizio del nostro cammino. Per arrivare sino in fondo è necessaria la collaborazione e l’impegno di tutti. Io, insieme ai miei amici e al mio gruppo ci saremo. Perché come ripeteva don Luigi Sturzo “un programma politico non si inventa, si vive”. E allora, cari amici, viviamo questo programma, questo cammino, quest’avventura affinché la lezione dei “liberi e forti” non sia dimenticata. Grazie!
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