Il Pd di Bersani perde un altro pezzo. Massimo Calearo ha annunciato infatti la sua svolta personale: "io di sinistra non sono mai stato. Questo Pd non fa più per me". Mossa già da tempo attesa e di certo comprensibile. Il deputato veneto non ha detto nulla riguardo il suo futuro politico, ma l'approdo pare scontato: l'adesione al progetto di Rutelli è ovvio. Dove potrebbe andare altrimenti? Il nuovo progetto centrista, in fondo, corrisponde all'idea originaria del Pd: un partito moderato e riformista che sappia coniugare le culture popolari, liberali e democratiche. Il transfuga è stato ben accolto da Lorenzo Dellai, vero deus ex machina dell'operazione rutelliana, che ha letto l'abbandono come il segno tangibile dell'evoluzione del quadro politico italiano e della presa di coscienza del fallimento del bipolarismo. Al Centro stanno per convergere anche altre forze: prime fra queste l'ala moderata e di provenienza Dc dell'Italia dei Valori. Il deputato pugliese, infatti, ha confidato a Liberal il suo passaggio che dovrebbe avvenire entro la fine della settimana, accompagnato dai deputati Aurelio Misiti e Antonio Razzi e il senatore Giuseppe Astore. Adesso a conti fatti il neogruppo rutelliano dovrebbe riuscire a raggiungere i 20 deputati alla Camera, aiutato magari da qualche trasfusione pidiellina (si legga Beppe Pisanu e Marcello Pera). Più difficile raccogliere 10 senatori. Ma si potrebbe ripiegare con un'adesione diretta al gruppo Udc-Svp con la formazione di una componente autonoma. Tutto questo dovrebbe avvenire entro la metà di Novembre, con la nomina dei capigruppo, la formazione stabile del partito e il raggiungimento di un accordo forte con Casini e l'Udc. Rutelli, infatti, è stato chiaro: il suo gruppo non può aderire direttamente a un partito con connotati fortemente democristiani. Ma può appoggiarsi sulle sue strutture, con una federazione dei gruppi e la costituzione di un nuovo Comitato promotore per la Costituente di Centro. Anche perché oggi è sopraggiunto un ulteriore aiuto al nostro progetto: il card. Camillo Ruini ha invitato i cattolici a cambiare partito se non si riescono più a ritrovarsi al suo interno, invito diretto soprattutto ai Popolari di Marini e Fioroni ad uscire dal Pd (come da noi già anticipato tempo fa). Nel frattempo Casini e l'Udc gongolano. I sondaggi danno l'Udc stabile all'8 per cento e il 15 per cento pronosticato tempo fa non è più un miraggio. La Kadima italiana sta per nascere ormai: prima verrà l'accordo per le regionali con liste Udc affiancate da liste civiche rutelliane e poi ad aprile-maggio il primo congresso, magari dopo una crisi primaverile del Governo Berlusconi. A quel punto le acque saranno ottimali per la navigazione, come spiega Marco Damilano su L'Espresso: un rassemblament centrista con politici, intellettuali, Cisl e associazioni bianche sarà l'arma più potente per mettere la parola fine a 15 anni di Berlusconismo.
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