martedì 6 ottobre 2009

E Dario copia Jelloun...

Bel discorso quello di Franceschini ieri a Genova. Parole d'ordine: gioventù e immigrazione. A un certo punto il candidato segretario per esemplificare al meglio la propria visione di integrazione possibile cita un aneddoto personale:

"Un amico, Andrea Causin, mi ha raccontato di suo figlio Giovanni che ha appena cominciato la materna e che non fa che parlargli del suo nuovo amico Stephen. Quando è andato a prenderlo in classe gli ha chiesto: chi è Stephen? Giovanni ha risposto indicandolo: "quello con la maglietta azzurra". Non quel bambino di colore, della Costa d'Avorio ma quello con la maglietta azzurra. E' nelle scuole che è già cominciata l'Italia di domani. E' nelle scuole che un futuro di convivenza e incontro fra culture si sta costruendo ogni giorno. Là dove bambini pachistani, magrebini, albanesi e cinesi imparano l'alfabeto assieme, dividono lo stesso banco e gli stessi giochi. Non dobbiamo avere paura. Preoccupati per i voti e il consenso troppo spesso siamo finiti ad inseguire la destra mostrandoci soltanto un po' meno severi o un po' più solidali".
Belle parole, niente da ridire. O quasi. Perché l'aneddoto ne ricorda (più che) vagamente un altro letto nel libro "Il razzismo spiegato a mia figlia" di Tahar Ben Jelloun, lo scrittore franco-marocchino. Per chi possedesse l'edizione accresciuta "PasSaggi di Bompiani" come ce l'ho io, basta andare a pag. 91. Dove si legge testualmente:

Il signor Jean Marc Lusher di Ginevra mi scrive:

"Stavo tornando dall'asilo con Camille. Camille ha tre anni e mezzo. Quel giorno era contentissima perchè si era molto divertita con Blaise.

'Bene...e chi è questo Blaise, qual è dei tuoi compagni?'

'Lo sai, è quello con il maglione rosso.'

'No, non mi viene in mente. Come è fatto?'

'Non so...ha un maglione rosso!'

Senza insistere oltre, aspetto l'indomani, quando uscendo dall'asilo, chiedo a Camille di farmi vedere il suo amico Blaise. Lei me lo indica. Ha ancora il maglione rosso. Effettivamente ha un'aria simpatica, e mi fa un largo sorriso. Quel sorriso luminoso che rischiara la faccia nera dei piccoli africani!".

Solo io noto una somiglianza spaventosa tra i due fatti? Ma dico, prima di scrivere certe cose, i gosthwriter non dovrebbero informarsi a dovere? E quello che più mi fa ridere, è che appena Dario ha detto quelle parole tutta la sala è esplosa in un applauso caloroso. Nessuno si è accorto del "plagio". Compreso il giornalista del Tg1 delle 20 che lo ha anche inserito nel servizio. Chissà cosa plageranno la prossima volta. Vuoi scommettere che prendono un passo dal libro "L'Italia che ho in mente" di Silvio Berlusconi?


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