venerdì 9 ottobre 2009

I volti nuovi della Destra nuova

La Destra nuova europea potrebbe (anzi avrà) i loro volti. Gli sguardi belli e intelligenti di Dora e David, i leader che hanno rivoluzionato i propri partiti. La prima, Dora Bakoyannis, già ministro degli Esteri greco e sindaco di Atene, è la più accreditata alla successione di Kostas Karamanlis, sconfitto sonoramente da Papandreou alle scorse elezioni, alla guida di Nea Democratia, il partito conservatore ellenico. Sarebbe un'occasione storica: la prima donna a guidare un partito che sembra essere ancora quello ideato e immaginato dall'Etnarca Karamnlis il vecchio. Grazie alla sua spigliatezza e alla propria esperienza, Dora potrebbe finalmente rinnovare il proprio partito e lanciarlo alla rincorsa del PASOK, che ha vinto le elezioni proprio grazie alla sua capacità di interpretare le istanze di rinnovamento greche. L'altro volto, quello di Cameron, ha invece la gioia del (quasi) campione. Perché, il super favorito delle prossime elezioni inglesi è proprio lui. Ieri ha chiuso il congresso dei Tory in modo eccezionale. E' stato salutato dai media e giornali di tutto il mondo come "il Blair di Destra". Sul Daily Thelegraph è stato addirittura indicato come l'AntiObama:

President Obama’s naïve and weak approach to international affairs threatens to usher in the biggest decline of American global power since the days of Jimmy Carter, and has created a distinct leadership vacuum. In contrast, the next British Prime Minister should seek a resurgence of British power, with a foreign policy that projects pride and confidence in Britain’s great and distinguished past, as well as a firm commitment to the transatlantic alliance. David Cameron must reject the folly of the Obama doctrine and follow the example of Winston Churchill, Margaret Thatcher and Ronald Reagan in advancing real international leadership.

All'approccio debole in politica estera di Obama (che pure gli è valso il premio nobel per la pace) si dovrebbero contrapporre i muscoli di David, si legge nell'articolo. Anche la stampa italiana dedica ampio risalto alle capacità del leader tory:
"Cameron è veramente un rivoluzionario?" si chiede l'ultimo numero del settimanale The Spectator, organo dell'intellighenzia conservatrice. Molti ne dubitano, incerti se dare la colpa alla mancanza d'esperienza politica o di convinzione. Certo, a giudicare dalla scelta dell'anglopakistana Sayeeda Warsi come consigliera per la coesione sociale e dal gay village allestito all'interno del congresso di Manchester, il partito è cambiato tanto rispetto a quando criticava l'immigrazione e ignorava l'universo omosessuale. Una svolta a sinistra riconosciuta perfino dal columnist dell'antagonista New Statesman, Steve Richards: "Cameron ha saputo aggiornare i valori del partito meglio dei laburisti. Conciliando la qualità della vita con la tradizione cooperativa, il climate change e i tagli di spesa necessari, ha portato sulla scena il conservatorismo progressista". Eppure, l'etichetta di Blair della destra potrebbe non essere sufficiente.
Ha chiuso il congresso coniando un nuovo motto: You made it happen! Lo hai fatto succedere!. Sulla falsa riga di Yes, we can ma con una accezione diversa, più forte. Ecco perchè può essere l'AntiObama. O forse può essere la sua sponda e contro copia in Europa. Resta solo da vedere se riuscirà, davvero, a raccogliere la pesante eredità della Thatcher. E se, insieme a Dora, riuscirà ad aprire un corso nuovo per la Destra.

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