domenica 4 ottobre 2009

La tragedia senza senso

La tragedia di Messina non ha e non può avere alcun alibi plausibile. 22 morti e 40 dispersi sono numeri inaccettabili e che qualsiasi democrazia moderna dovrebbe aborrire e rifiutare. Perché se Giampilieri o Scaletta Zanclea si ritrovano a piangere le loro vittime è solo colpa di un' Italia che non funziona. Solo 6 mesi fa scrivevo dell'altra grande catastrofe naturale nostrana, quella che ha colpito l'Abruzzo la notte del 6 aprile. Anche allora usai toni e parole dure: "Perché gigantesche strutture che dovrebbero essere sicure sono diventate trappole mortali per centinaia di persone? La risposta, purtroppo, è semplice e terribile allo stesso tempo: in Italia le leggi antisismiche sono rispettate da pochissimi costruttori, che preferiscono avvalersi di condoni e furbate varie, come l’ultima, attuata il 30 dicembre 2008, quando nel decreto mille proroghe fu aggiunto un comma che spostava al 2010 l’entrata in vigore delle nuove norme antisismiche. Una furbata che non avrebbe impedito la catastrofe abruzzese, ma potrebbe provocarne altre. Di tutte le immagine trasmesse in televisione, in questi drammatici giorni, infatti, è una quella che colpisce e ferisce più di ogni altra: quella di un mondo che non sembra mai voler diventare migliore, di un mondo di appalti vinti in modo illecito, delle case costruite da far schifo, degli arraffoni, del cemento armato che si sbriciola come un biscotto. Le immagini, quindi, di un sistema insensato. Dove l’interesse di pochi spregiudicati costruttori vale molto di più della vita di migliaia di persone, dove gli edifici che dovrebbero fungere da punto di riferimento in caso di emergenza, come gli ospedali o il palazzo del Governo, sono stati i primi a crollare". Quando scrissi quelle parole dure, dettate dall'angoscia e dal dolore, mi augurai di non doverlo fare mai più, o almeno, non troppo presto. E invece mi ritrovo a provare quelle stesse, terribili emozioni. E per giunta nella mia amata terra. E le domande rimangono sempre le stesse: perché? Perché gli Uffici preposti hanno lasciato che si costruisse in una zona classificata con il massimo del rischio? Perché era allo studio una proposta per condonare quegli abusivismi? Era proprio necessaria una tale tragedia per aprirci gli occhi su una realtà nota e allo stesso tempo ignorata? Non ci sono risposte. Le autorità preferiscono trincerarsi dietro un silenzio senza senso e dietro le solite promesse. E soprattutto perché nessuno accenna alla possibilità di indire il lutto nazionale? Non siamo tutti Italiani? O lo siamo solo quando conviene? Davanti a domande retoriche come queste, che esprimono tutto l'interesse delle autorità per la Sicilia, resta solo il silenzio. Un assordante silenzio.

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