Belle le primarie del Pd di ieri. Inutile, scontate, superflue ma belle. Sembrava di essere allo spoglio delle elezioni politiche: tra liste, schede azzurre e rosa, volantini elettorali, mollette verdi e gigantografie dei vari candidati. Tutto questo per aspettare un verdetto già scritto: Pierluigi Bersani ha vinto. I tre milioni di votanti (chissà quanti erano gli infiltrati) hanno fatto la scelta giusta. Hanno preferito all'ennesima delusione veltroniana in salsa americo-futurista, la solidità e la serietà socialdemocratica e novecentesca dell'ex ministro prodiano. E non è detto che quelle di ieri siano state le primarie della fine del Pd. Anche se una cospicua ala cattolica e centrista sarebbe pronta ad andarsene già durante questa settimana. Non solo Rutelli. Con lui sarebbero pronti a fare le valigie Fioroni e alcuni grossi popolari come Lorenzo Dellai. Senza contare la scissione che presto si consumerà anche dentro all'Italia dei Valori, con la fuoriuscita di personaggi come Pino Pisicchio. Ma il Pd sopravviverà, ne sono sicuro. E darà finalmente un senso alla propria esistenza. Attirando nella propria orbita Sinistra e Libertà e gli ultimi comunisti in via d'estinzione, diventerà il partito di sinistra riformista che è sempre mancato in Italia. Magari cambierà nome. Ma la sostanza rimarrà sempre quella. Non sarà nè una riedizione del Pds nè dei Ds. Ma sarà lo stesso così a Sinistra da impedire la coabitazione anche con Franceschini. Chissà se questo Dario lo capirà, problemi suoi. La cosa certa è che le primarie hanno fatto il bene di tutti. Della Sinistra che sarà finalmente sinistra. Dell'Udc, perché ha finalmente dato l'accelerazione finale al progetto della Costituente di Centro. Della Destra, che avrà un avversario chiaro, lineare e che non ritiene l'antiberlusconismo la soluzione del problema. Della politica italiana in generale, che se tutto va per il verso giusto, conoscerà un nuovo centrosinistra rivoluzionario. E' questa la prima vera vittoria di Bersani. Siamo in attesa di conoscere le altre.
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